Tre cose ci sono rimaste del paradiso: le stelle, i fiori e i bambini. [Dante Alighieri]

giovedì 27 gennaio 2011

IL GIOCO

(ESPERIENZA STAGE FEBBRAIO 2011)

APPROFONDIMENTI:

Alcuni studiosi, che hanno condotto ricerche direttamente e approfonditamente sui bambini, fra cui Jean Piaget, sostengono che gli esseri umani nascono con una naturale tendenza ad interagire con l'ambiente, sviluppando in questo modo nuove capacità ed acquisendo conoscenze. Proprio attraverso il GIOCO i bambini pongono le basi dell'intelligenza pratica su cui si fonderanno successivamente i processi di apprendimento.

Fino ai due anni i bambini svolgono quelli che Piaget chiama GIOCHI DI ESERCIZIO, cioè giochi in cui si ripetono degli schemi appresi in precedenza, fino ad acquisire padronanza e a provare piacere nello svolgergli.
Queste attività ludiche, che continueranno anche dopo il compimento dei 2 anni, includono giochi legati al movimento del corpo: correre, saltare ecc..
Sin dalle prime settimane di vita il bambino inizia a prendere coscienza di sè e della realtà esterna attraverso la sua capacità di muoversi nell'ambiente: così conquista le prime conoscenza cognitive e affettive.
Attraverso il gioco e il movimento, il bambino "sente" il proprio corpo, lo esplora, impara a conoscerlo.
Si noti, inoltre, che il bambino non gioca per imparare, ma impara a giocando: il gioco contribuisce allo sviluppo affettivo ed emotivo favorendo la scoperta del proprio mondo interiore. Il gioco simbolico, che caratterizza la seconda infanzia (dai 2 anni in avanti), occupa un ruolo fondamentale nello sviluppo. Il bambino ripete schemi appresi in precedenza e li applica a oggetti nuovi o a situazioni immaginarie, spesso cambiando del tutto la funzione dell'oggetto per adattarlo al gioco (es. un cucchiaio di legno diventa una bacchetta magica ecc..)
Il gioco, infine, può assumere una notevole funzione terapeutica, attraverso la simbolizzazione e la drammatizzazione (per esempio, il gioco delle marionette o i giochi di ruolo), il bambino può esprimere più facilmente le proprie emozioni, le proprie paure ecc.. Può, poi, divenire un modo di anticipare o raccontare esperienze spiacevoli che quel bambino non riuscirebbe a esprimere attraverso le parole.

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